Puntuale, in settembre, prende avvio un altro nuovo anno scolastico. E’ un inizio e, come l’inizio di ogni cosa, porta con sé aspettative, speranze, obiettivi da raggiungere; certamente ogni inizio è un’opportunità, una pagina bianca che aspetta di essere scritta.
Non è quindi retorica augurare ogni cosa buona e ogni successo ai nostri alunni e studenti.
Infatti, insieme alle famiglie la scuola si prende davvero cura dei propri allievi e si fa prossima e solidale. Talvolta palese e talvolta silente, la scuola, le persone della scuola sanno e, soprattutto, vogliono esserci. Anche nell’incomprensione o nella divergenza di vedute, la scuola che sa essere comunità ascolta e sta. Se non fosse così, non avrebbe davvero senso e motivo di esistere.
Anche della cura, non solo della sapienza, bisogna essere testimoni e maestri sapendo che nella storia e nella vicenda di ciascuno si riveleranno la fibra raggiunta, i valori ispiratori, di chi si è stati alla scuola… un po’ come gli eroi delle Termopili descritti da Kavafis
Integri e giusti nelle loro azioni,
ma sempre con pena e compassione;
generosi se ricchi, e generosi
sia pur con poco se indigenti,
soccorrevoli quanto possono;
pronunciando sempre la verità,
…Soccorrevoli…
La scuola, esperienza a un tempo individuale e collettiva, intreccia attualità e memoria per preparare il futuro; bisogna conoscere e mantenere ciò che è stato, la tradizione, ma anche divenire tradizione: il passato, nell’esperienza presente, si invera nel futuro, che è promessa e speranza.
Così il mondo attuale è l’esito di scelte del passato; ciò che sarà discende da ciò che è stato. Anche per noi, per voi ragazzi, la memoria di cose passate (prossime o remote), è alla base dei vissuti e delle scelte, presenti e future. Persino la memoria dei torti, subiti o inflitti, dovrebbe avere la stessa logica: invitare a non farne e, anzi, a contrastarli con cose buone. Da questo la serenità del presente e del futuro.
Ecco, la mia idea di scuola comprende soprattutto questo: è un’idea silenziosa che prende spunto e si corrobora con la riflessione e lo studio, con, inevitabilmente, ma anche al di là del digitale, dell’intelligenza artificiale,….E’ social nel senso che valorizza l’altro, la sua persona, la sua interiorità, la sua presenza…
E’ un’idea che è anche sacrificio, perché lo studio, per tutti, studenti e non, può significare sacrificio (che rende sacro) ma è l’unico strumento per prendere il meglio dal passato, vivere serenamente il presente e programmare il futuro ideale.
Sarei contenta se quest’idea diventasse, al Convitto, anche la vostra.
Il rettore
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