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Pasqua 2024- Gli auguri del rettore

Quella Luce ineffabile…

Utente RMVC-PrVP

da Rmvc-prvp

Docente

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Nel formulare gli auguri per la Pasqua, negli auspici di tutti tempo di pace e serenità,  ben oltre ogni retorica e, soprattutto, ben oltre le cronache più recenti che dicono di solitudine, di insensata violenza, di mancanza di ascolto e litigioso egoismo, il grido di Cristo sulla croce (Mt 27,46 ) Eli, Eli, lemà sabactani da un lato appare stonato e disorienta ( rifletto: possibile? il figlio di Dio chiede il perché dei perché, il perché della distanza, il perché della solitudine …) e dall’altro suggerisce, a credenti e non, che quella terribile sensazione di abbandono, talvolta nell’innocenza e nella consapevolezza della propria buona fede, non sia estranea a nessuno.

 

A tutti, infatti, può capitare di vivere la solitudine e di sentirsene schiacciati. A tutti può capitare di chiedersi il perché dell’incomprensione o dell’attacco; a tutti, nell’onestà della propria coscienza, può accadere di chiedersi il perché di una virulenza disordinata e immotivata o, peggio, dell’abbandono. A tutti, grandi e non, può accadere di farne esperienza e di sentire l’eco della folla anonima e scomposta: crucifige.

 

Eppure, archetipo della condizione umana, pure fosse solo questo il racconto di quel venerdì di Gesù, i perché di tutti trovano dignità e accoglienza. Nella vicinanza e nell’abbraccio degli altri, nella reciprocità di quel trovarsi, nella condivisione del dolore spesso innocente, si può intravedere consolazione e, forse, intuire una risposta: da ricevere ma, soprattutto, da dare.

Lo sguardo si allarga, le braccia si tendono e dall’io si passa al noi: dall’egoico narcisismo al bene comune; dall’errore alla risalita; dalla debolezza alla forza.

Dall’abisso, non, dunque, disperazione ma la fiducia e la speranza; non chiusura ma la tenacia del silente perseverare, l’umiltà del correggersi, del proseguire il cammino e, talvolta, del farsi guidare.

 

Dante stesso, d’altronde, all’inizio del viaggio, racconta il buio e il turbamento (…mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita)  ma, sebbene abbagliato,  anche  la Luce, quella vera,  che ha visto e contemplato, misurandosi con l’ineffabile.

 

E nell’auspicio che quella Luce di pace abbagli, ineffabilmente, proprio tutti è il mio augurio per questa Pasqua.

 

il rettore